Se hai mai fatto in qualche modo cultura a Sestri Levante, prima o poi, finivi per incontrarlo.
E non perché fosse “solo” di Sestri. Uno che ha scritto decine di libri, tra romanzi e saggi, non può appartenere solo a un luogo. Così come uno che di libri ne ha letti tanti, parafrasando Eco, ha vissuto mille vite, ha visto mille luoghi, mille tempi diversi.
Da Leopardi a Carlo Bo, dal polpo Mario a Segesta, le penne, come quelle di Vincenzo, possono percorrere strade infinite, infiniti intrecci. Ma è l’ironia, il modo di raccontarti anche le cose più serie, a rendere il viaggio più leggero. E se sei bravo a raccontare, inevitabilmente, sei bravo a insegnare. Chi lo ha conosciuto oggi ricorda qualche cosa che gli ha insegnato, qualcosa che ha imparato insieme a lui. Con l’ironia e una certa latente tristezza, come con il gusto per la schiettezza, anche feroce, senza peli sulla lingua.
Chi scrive gli invidia tuttora i racconti di Naccari, e gli deve un tatuaggio. Amava Sestri Levante, come si ama una donna, carnalmente e con passione: La passione che serve a scrivere certe leggende che potreste incontrare in qualche suo libro. Sestri ieri era raggiante, bella di sole e di primavera. Piace pensare che gli abbia detto il suo au revoir, con un bacio
silenzioso
sulla bocca.