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A cosa serve la memoria

ANno

1938

Autore

famiglia Schmid

Questa foto ci parla di noi per diversi motivi. Innanzitutto perché fu scattata a Sestri, o meglio, a Riva tanti anni fa. La procedura di mettere in secca il leudo deve aver affascinato il fotografo che veniva dal nord. Chissà, forse lui, borghese e “civilizzato”, vedeva in quest’immagine la stessa cosa che ci vediamo noi oggi, andando un poco oltre all’apparenza.

Una comunità, una grande famiglia, uomini, donne, vecchi e bambini che tirano su a poco a poco la barca. C’è il lavoro nella foto, c’è il mestiere del mare, c’è un’economia che col mare ci doveva arrivare a fine mese e che riguardava tutti gli abitanti del borgo. Ci sono le facce da bulli dei ragazzini e i foulard sui capelli delle signore, c’è il vestito nero delle vedove e una povertà dignitosa e fiera. Potreste quasi sentire un profumo di “ma se ghe pensu”, di “amarcord”, a guardarla bene.

I fantasmi nella foto ci dicono cosa eravamo, descrivono le nostre radici, il nostro essere profondo e mediterraneo. Ma la foto ci racconta anche un’altra storia.

Succede che una coppia di turisti tedeschi innamorati di Sestri Levante, l’anno scorso visitano il MuSel. Alla fine della visita, dopo aver guardato la sezione dedicata proprio alle nostre radici, chiedono il permesso di regalare al museo le foto che i nonni scattarono a Riva nel lontano 1938, durante una piacevole villeggiatura.

La vocazione turistica di Sestri è cosa storica e lo sappiamo, ma il suo attraversare le generazioni, il suo diventare memoria condivisa di persone lontane, è qualcosa che ha a che vedere con una certa nostra spontaneità, magari burbera o reticente. Ma di cuore, come sempre è, nelle grandi famiglie.

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