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Il poeta operaio

ANno

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Festeggiamo il primo maggio raccontandovi la storia di Giovanni.

Giovanni era un bimbo povero, nato nel 1902 da un muratore e una contadina. Restò orfano del papà che aveva due anni e ventenne diventò l’unico in grado di mantenere le tre sorelle.
Non aveva tempo per andare a scuola, fin da piccolo cominciò a lavorare nei campi o sulle barche pur di portare a casa qualcosa da mangiare. Riuscì a ottenere la licenza elementare a quattordici anni. Eppure Giovanni aveva un dono.

Il suo sguardo sapeva trovare l’oro nell’umiltà delle piccole cose, del lavoro in fabbrica, o sulla nostra terra dura, strappata alla montagna o al mare. Giovanni cresce, si impiega in decine di mestieri diversi, dalla tipografia alla tubifera. Appena ha un minuto libero – lo possiamo immaginare la notte con il lume di candela – Giovanni legge tutti i libri che può. E poi comincia a scrivere poesie.

Disegnare gli umili, raccontare la storia degli uomini che la Storia dimentica, il loro sangue, le loro fatiche, diventò la sua missione di letterato autodidatta.

Questo povero operaio poeta scrisse versi che se sei di Sestri ti toccano nel profondo. Perchè rivendicano quella nostra diversità ancestrale. Quel nostro camminare a stento per sentieri impervi sulla schiena di una ripida collina a faticare. Per poi girarsi ed essere sommersi dall’immensa bellezza dell’indaco all’orizzonte.

Sole nel nido, e infanzia
di commossi ritorni!
Alla casa mi volgo, come battello all’approdo,
con tese braccia al vecchio, umile sogno
degli avi, cui fu dolce
vivere e aprir la vita
al respiro dei venti e del lavoro.
Amo la povertà della mia terra
umile innanzi al mare che l’avvolge,
con l’aspra vita dei figli, partenti
ogni giorno coi remi e con la vela.
Varia d’alghe è la riva;
mutevole e nuda la chiostra
dell’erme scogliere in cui pendono
radici di pinastri e ciuffi d’eriche;
scabre l’antiche mura
e il campanile ròso ove s’aduna
a mattutino un concerto di passeri.

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