Volevamo scrivere una storia per la Sestri che Fu, e invece è nata una storia della Sestri che è.
Questo è un albero che prende vita, assorbe la linfa con le sue radici dalla battigia e poi dal mare. Quindi nasce da uno spazio di confine, da una linea che è un inizio e una fine. Un confine incerto e mutevole come è il mare quando incontra la terra.
L’albero protende i suoi rami verso il paesaggio circostante, puntando alla Biblioteca del Mare, un luogo che col suo sapere permette a noi proprio di indagare le tante linee di confine di cui è composta la nostra vita.
Questo albero è il frutto di un lavoro in spiaggia a conclusione del percorso dei PON didattici di questi mesi. L’installazione collettiva voleva essere un momento di condivisone con la città, con i curiosi, con i passanti. La cosa straordinaria è che la realizzazione di questo lavoro a tante mani è durata quindici giorni. Quindici giorni in cui oltre all’albero si è realizzata davvero questa condivisione: le persone hanno guardato il lavoro che cresceva, lo hanno rispettato, senza danneggiarlo.
Pensate a quanto potesse essere facile distruggerlo. La bellezza è sempre qualcosa di fragile. Ma è proprio il condividere la bellezza a darle forza. Mentre l’albero fatto di sassi e segni sulla sabbia cresceva, cresceva intorno ad esso una sorta di comunità, precaria forse, ma gioiosa.
L’albero è stato generato dalla collaborazione di tante classi di bambini di diverse età. I grandi hanno pensato il disegno, ma i piccoli si sono occupati delle radici che vanno verso il mare, donando quel tocco di leggerezza nei movimenti incerti, ma vitali.
I moduli didattici del PON sono stati progettati da Alfredo Gioventù, seguiti da Daniela Mangini come docenti, dalle insegnanti Donatella Cadorin, Cinzia Sivori, Elisa scarfi, Alida Grasso, Mariella Paradiso e Enrica Boccoleri come tutor. Le radici sono state realizzate durante un laboratorio didattico realizzato da Daniela Mangini per la scuola dell’infanzia sorelle Berisso di Casarza Ligure.